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martedì 12 gennaio 2010

l'Equivoco n. 24

equivoco_06stampato su carta igienica riciclata o quasi

Pessimi rosarnesi in libertà

Italia, forse. guerriglia urbana tra immigrati africani e alutoctoni a Rosarno, una specie di derby tra meridionali. Lo hanno vinto i calabresi per 9286 pallottole a zero. La Lega Nord vi ha assistito senza ben sapere per chi tifare (a parte l’annientamento reciproco), era un pò come se Africa e Calabriastan fossero la Juventus ed il Milan, e la Lega Nord l’Inter. Intanto, dopo lo scontro tra i Visigoti guidati da Ambrogio Brambilla Persichetti, detto Vichingo (per le corna che gli mette la sciura Rosetta) ha cominciato a serpeggiare un sudaticcio timore «vuoi veder che sti terùn i nègher li mandan su in Longobardia ?». All’uopo si stanno approntando barriere e cavalli di Frisia sul Rubicone, gli uomini abili sono chiamati a prestare servizio per le ronde, equipaggiati di torce, forconi e campanacci. Dal Regno delle Due Sicilie, si tenta di mettere una pezza sull’increscioso incidente, che un abbaglio della stampa sta trasformando in un episodio di razzismo.
Delegato a chiarire l’equivoco è Cumpari Totò inteso “mussu ‘e ciucciu” (volto d'asino) per il suo fascino equino, già luogotenente della ‘ndrangheta locale, nonchè imprenditore e referente politico in situ di qualsiasi partito si trovi momentaneamente al governo.
«Si trattò» queste le sue illuminanti parole «di semplice incidente di caccia. Quale razzismo?! Si praticava la nobilissima ars venatoria. I negri ci avevano chiesto di guadagnare di più e noi gli abbiamo proposto di farci da sparring partner in attesa che riapra la stagione di caccia. Tutto qui, tiro a segno organizzato, con coefficiente di difficoltà easy, normal ed hard a seconda che si sparava sul negro fermo, su quello che correva e su quel negro che correva di notte (un negro al buio chiude gli occhi e per trovarlo sono cazzi). Che i cervi o i cinghiali si lamentano quando gli sparate?».
Gli fa eco don Cecè 'u pisciaru
[traslaiting: l’esimio Vincenzo, il mercante ittico]: «e che mò, dopo i falchi, gli orsi ed i delfini, pure ai negri è vietato sparare da questi governanti bastardi fitusi, ricchioni e figli di madre ignota?». A supporto dell’amico, arriva Zù Peppi ‘u raggioneri: «Che poi quando ci spariamo tra noi, subito a parlare di mafia, spariamo a due-trecento negri ed eccoci etichettati come razzisti. Nossignore, io voglio essere processato per razzismo pure quando sparo a Carminuzzu ‘u lupu o a Cicciu ‘u panzutu. *E cchi cazzu, sempra razzismu è. A mia, ppè fara n’esempiu terra terra, mi stavia subbra i cujjuni ca sti dui sciancati avianu a pelle cchiù scura, vabbò ?» *[traslaiting: «e che diamine, si tratta pur sempre di razzismo. Al sottoscritto, per illustravi il concetto con un esempio quasi banale, risultavano lievemente sgradevoli alla vista a causa del loro colorito olivastro quei due sciatti figuri»]. Alla domanda, poi, su chi si occuperà ora od in futuro degli agrumi per pochi euro, l’imprenditore e lungimirante uomo politico Cumpari Totò riprende la parola e con un sorriso sornione, quasi stupito, fa:  «Ma albanesi e romeni, magari qualche bulgaro o polacco. Gente che ha voglia di lavorare non manca. Per non parlare del fatto che così portiamo fimmini diverse in paese, che si sa, il calabrese è omo focoso ed ‘u cangiamentu e pilu è cosa c'arricria» [il variare la partner sessuale ridà brio allo spirito].
Il resto dell’Italia, assiste angosciata e inquieta, tormentata dal pensiero «ma ‘sti cavolo di africani non è che arriveranno davvero qua adesso? O non arriveranno i meridionali? O magari tutte e due le gentes meridionalis terronesque?».
In tutto questo, l’opinione della Chiesa è affidata al pontefice - «più rispetto per gli immigrati» - dichiara con voce tonante da dentro la sua jacuzzi olimpionica.

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